Mi manchi, Italia.
Per noi expat è un dolore immenso vederti cosí. E pensare che quando raccontavamo ai nostri amici quello che stava succedendo in Italia, la gente ci guardava attonita, ma non perché sembrasse surreale, solamente perché ci pensavano esagerati, veri drammaturghi. Chi di voi non ha subito frasi di scherno? Del tipo “ vabbè ma voi in Italia, non avete una buona sanità", oppure sorrisini un po' sbruffoni ( soprattutto in Francia), riferendosi ai supermercati presi d’assalto. Non ci credevano e non si interessavano neppure perché intanto mi dicevano: "Tanto tu sei qui e qui si sta bene”, ero sconvolta, siamo a Nizza, a 50 km dal confine!!!!. Oggi tocca alla Francia e rivivo le stesse emozioni che ho vissuto una settimana fa per il mio Paese. La gente non ha ritegno, Macron si pronuncerà solo stasera, ma i supermercati sono presi d’assalto, la baby sitter di mio figlio mi chiama per dirmi che è in malattia ( nonostante le avessi detto di stare a casa pagata per evitare di vederci), ha un crollo psicofisico totale. Piange e mi dice che non ci puo credere, è andata dal medico, che le ha riso in faccia, rigorosamente senza mascherina, e l’ha messa in malattia. Vorrei tanto essere a casa. Vorrei essere con voi, perché anche se isolati condividete l’aria di casa. Noi qui siamo soli, l’unico conforto sono i connazionali soli come noi. Stiamo per ore al telefono con l’Italia, tra chat di amici e battute per sollevarci il morale. Mi manca mia mamma, mi manca l’appartenenza. Devo essere sincera, mi chiedo: se mi succedesse qualcosa mi metterebbero in priorità in quanto italiana? D’altronde è bastato poco per farmi levare il saluto e guardare come un’untrice. Sul muro di casa c’è appeso un foglio che indica il nome di un paio di amici a cui affidare i figli in caso di ricovero. Ci sentiamo persi. E vedere i nostri connazionali combattere e cantare ci dà forza, ci fa sentire fieri! Mi chiedo: ma come ci sono finita in questa situazione? Vedere l’Italia ferita, in ginocchio e percepire gli avvoltoi intorno a lei mi fa ancora più male. Siamo arrivati all’estero con un sogno: quello di avere un futuro lavorativo decoroso ed il diritto di fare crescere i nostri figli in una società più “avanzata”. Ma dove? Che stolta, non esiste una società più avanzata della nostra, proprio perché non importa dove e come ma ci siamo sempre rialzati sgambetto dopo sgambetto. Perché ancora ci emozioniamo, ci preoccupiamo e ci amiamo. Perché il senso di solidarietà e di rispetto per i più deboli esiste solo in una società avanzata. Ora peró siamo costretti in queste case straniere come se fosse il 13 Agosto del 1961 a Berlino. Il mio unico pensiero è: quando sarà tutto finito me ne tornerò a casa ed aiuterò il mio Paese a rialzarsi, non so come, ma lo farò. E voi cosa farete quando tutto finirà? |
IL DIARIO
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Marzo 2020
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